Attacco epilettico: cosa fare?
Assistere a un attacco epilettico può causare grande incertezza. I presenti non devono restare inermi, al contrario possono essere un’importante fonte di sostegno per chi ne è colpito. Legga qui come comportarsi correttamente durante un attacco epilettico.
Attacco epilettico: come posso prestare i primi soccorsi?
«In genere mi accorgo che sto per avere un attacco. Un attimo dopo mi ritrovo sul pavimento senza sapere cosa mi sia successo», così una persona che soffre di epilessia descrive un suo attacco. Anche se per poco tempo, i soggetti epilettici perdono il controllo del proprio corpo e spesso hanno un senso di malessere e si sentono disorientati e stanchi. Questa sensazione di essere in balia degli altri spesso genera ansia per l’attacco successivo. Chi è presente può alleviare questa sensazione mantenendo la calma e stando vicino alla persona colpita.
Le principali regole di comportamento durante un attacco
Un attacco non segue uno schema tipico e può manifestarsi in modi molto diversi nelle persone colpite. Ecco come reagire correttamente a ciascun tipo di attacco:
- Mantenere la calma: sembra semplice, ma non sempre lo è. Fare un respiro profondo e rimanere accanto alla persona colpita. Anche se si dimenticano tutte le regole, è la cosa migliore da fare in questa situazione.
- Proteggere la persona da ulteriori lesioni: allontanare qualsiasi oggetto pericoloso e cercare di attutire un colpo alla testa. Allentare gli indumenti attorno al collo e rimuovere eventuali occhiali.
- Fornire assistenza e vicinanza: osservare l’attacco, rimanendo accanto alla persona per tutto il tempo.
- Controllare l’ora: cercare di monitorare il tempo e chiamare il numero d’emergenza nel caso in cui l’attacco duri più di 3 minuti.
- Somministrare l’eventuale medicamento d’emergenza prescritto: se si conosce un medicamento d’emergenza ed è a portata di mano, somministrarlo. Evitare, tuttavia, di toccare la persona in bocca, perché potrebbe mordere.
- Chiamare aiuto: rimanere accanto alla persona colpita dopo l’attacco, offrendole il proprio aiuto. Assicurarsi che possa riprendersi con tranquillità e, se si addormenta, metterla in posizione di decubito laterale.
Ecco cosa evitare assolutamente in caso di attacco epilettico
Oltre a queste regole, vi sono naturalmente anche azioni da evitare.
- Non cambiare la posizione della persona colpita, a meno che non sia in pericolo.
- Non cercare di bloccare le convulsioni stringendo la persona.
- Non inserire nulla tra i denti della persona colpita.
- Non dare nulla da bere.
- Non ventilare la persona colpita.
Quando è il caso di chiamare il numero d’emergenza?
Se l’attacco dura più di 3 minuti, la persona è ferita o ha problemi a respirare, chiamare immediatamente il numero d’emergenza 144. Chiamare anche se la persona non si riprende o ha un altro attacco.
Cos’è esattamente un attacco epilettico?
In medicina viene fatta una distinzione tra attacco epilettico ed epilessia intesa come malattia. Si parla di attacco epilettico in presenza di un evento unico e improvviso scatenato da un disturbo temporaneo nel cervello e che di solito si attenua dopo pochi secondi o minuti. Le circostanze che possono scatenare un attacco epilettico includono, in genere:
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mancanza di sonno
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malattie psichiche
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sospensione dell’assunzione di alcol o stupefacenti
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disordini metabolici
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intossicazione
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effetti collaterali di medicamenti
L’epilessia come malattia
Dopo un periodo di rigenerazione o di convalescenza, di solito gli attacchi non si verificano più. Questo non vale in caso di epilessia. Se si verificano almeno 2 attacchi di questo tipo, senza una causa riconoscibile, a distanza di più di 24 ore l’uno dall’altro, o se secondo il parere di uno specialista il rischio di un nuovo attacco è elevato, in medicina si parla di epilessia. È interessante sapere che fra tutti i soggetti epilettici un terzo ha avuto il primo attacco da bambino e un altro terzo solo dopo i 60 anni.
Forme di epilessia
L’epilessia può manifestarsi diversamente a seconda della forma. Si distingue tra crisi focali e generalizzate.
Crisi convulsive
Le crisi generalizzate vengono chiamate anche crisi convulsive e si avvicinano maggiormente al concetto comune di epilessia.
Grande male
In caso di crisi tonico-cloniche (anche dette grande male) tutto il corpo si irrigidisce, la persona colpita respira solo superficialmente e perde conoscenza. Dopo 10-30 secondi si verificano convulsioni incontrollate.
Crisi focali
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la crisi epilettica è molto meno drammatica. Le crisi focali (note anche come epilessia del lobo temporale o frontale) sono la forma più comune negli adulti. In questo caso possono verificarsi sequenze di movimenti automatizzati. Le persone colpite sembrano essere in trance.
Piccolo male
Nei bambini, invece, la forma più comune in cui si manifestano le crisi sono le «assenze». I bambini si assentano solo per 5-10 secondi. Gli occhi sono aperti, ma lo sguardo è vuoto. Le ultime due forme sono difficili da riconoscere per gli estranei.
Sintomi di crisi epilettica
Così come sono diverse le forme di epilessia, lo sono anche i precursori. Alcuni soggetti epilettici notano i primi segni diversi giorni o ore prima della crisi. Per altri, invece, arriva all’improvviso.
Aura come precursore di epilessia
Un primo sintomo di crisi epilettica è dato dall’aura, che si manifesta spesso con un’alterazione della percezione, ad esempio uno strano sapore in bocca.
Sintomi: vertigini e malessere
Persino vertigini e malessere generalizzato possono essere riconducibili all’aura. Nella migliore delle ipotesi, questo fenomeno mette in guardia i soggetti epilettici che possono così adottare misure di sicurezza, come sdraiarsi a terra o informare una terza persona.
Possibili fattori scatenanti e stimolanti
Per le persone epilettiche potrebbe essere utile affrontare i fattori scatenanti che possono favorire gli attacchi. Ecco alcuni esempi:
- stress
- mancanza di sonno
- luce tremolante
- abuso di alcol e stupefacenti
- lettura
- rumori forti
- momenti di paura
- infezioni febbrili
- particolari medicamenti
Indicazione: i fattori scatenanti possono variare da persona a persona. Pertanto, potrebbe essere utile tenere una sorta di diario per individuare i punti in comune tra le crisi convulsive e poterle così controllare meglio.
Convivere con l’epilessia
Generalmente, è possibile condurre una vita autodeterminata e soddisfacente con l’epilessia. Molte persone colpite riescono anche a vivere senza attacchi prendendo i giusti medicamenti. Tuttavia, a seconda del tipo di epilessia, può essere opportuno prendere in considerazione precauzioni individuali. Ad esempio, può essere opportuno entrare in acqua solo con nuotatori e nuotatrici esperti o andare in bicicletta solo in zone chiuse al traffico. È meglio effettuare una valutazione personale dei rischi con il proprio medico.
Mezzi ausiliari in caso di epilessia e crisi convulsive regolari
A seconda del tipo e della frequenza delle crisi, anche vivere in maniera indipendente può rappresentare una sfida. I braccialetti di emergenza, i braccialetti per gli attacchi epilettici o altri servizi di chiamata d’emergenza possono dare tranquillità ai soggetti epilettici.
Educare le persone vicine
Per ridurre i timori e le incertezze di familiari, amici o colleghi, può essere utile fornire loro informazioni concrete sul quadro clinico e sul tipo e la frequenza degli attacchi. Può essere utile anche un breve elenco di promemoria, da collocare in un luogo facilmente accessibile insieme all’eventuale medicamento d’emergenza. Un’altra opzione sono i poster da appendere, ad esempio, in un salotto comune. È possibile scaricare i poster dal sito della Lega Svizzera contro l’Epilessia. Sono disponibili sia per adulti sia per bambini.