Perché dare ci rende felici

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Aiutare altre persone, impegnarsi per la protezione della natura, donare denaro: fare del bene è sensato e rende felici coloro che si impegnano a titolo volontario.

Perché dare ci rende felici? Cosa dice la ricerca

Già nella Bibbia si legge «vi è più gioia nel dare che nel ricevere». Questa è la pura verità, come è stato recentemente confermato da diversi studi internazionali nell’ambito dello studio del cervello. La beneficenza rilascia presso coloro che aiutano ben più di un messaggero chimico della felicità:

Fra cui la dopamina, protagonista principale nel centro di ricompensa del cervello e responsabile della gioia dell'attesa. Inoltre, entra in gioco anche la serotonina, che viene liberata quando si viene lodati e stimati, e il cosiddetto ormone del legame, l’ossitocina, che è importante per il senso di appartenenza e per le questioni interpersonali.

Il prossimo al centro dell'attenzione

Fare del bene fa bene, e ci sono altre ragioni per questo: si sente di essere in grado di fare e cambiare qualcosa. Questo incoraggia a fornire un contributo significativo e a rendersi utili. Inoltre, essere pronti ad aiutare richiama l’attenzione sulle persone che hanno bisogno di sostegno: «molti si sono resi conto che il nostro benessere non è scolpito nella pietra e che la precarietà può colpire ognuno di noi», dice Alessandra Degiacomi, responsabile del progetto di volontariato presso la Caritas.

Fare del bene: ampia area di intervenzione

Donare soldi alle organizzazioni di pubblica utilità è un modo per fare del bene. Chi desidera inoltre contribuire al bene della comunità ha numerose opzioni, ad esempio tramite la piattaforma hilf-jetzt.ch creata a marzo, che collega i prestatori e i richiedenti di assistenza. E mentre per alcuni è un atto di solidarietà

Per una panoramica degli oltre 1'200 possibili ambiti in cui impegnarsi consultare benevol-jobs.ch.

Con passione e know-how

Benevol è l’organizzazione mantello per il volontariato. Nei suoi servizi specializzati offre consulenza ai nuovi arrivati, che potrebbero non essere sicuri in che modo intendono impegnarsi. «Il modo più efficace di impegnarsi è quello nelle aree più vicine, in ambiti che ci interessano e nei quali desideriamo fornire un contributo», afferma Thomas Hauser, amministratore delegato di Benevol. Chiedersi cosa ci appassiona: lo consiglia anche Lukas Niederberger, amministratore delegato della Società svizzera di utilità pubblica. Chi si rende conto di dove vuole utilizzare la propria energia, la propria passione, il proprio know-how e la propria rete di relazioni troverà più facilmente il compito e l’organizzazione adatti.

Consigli ai «principianti»

Vuole fare del bene, ma non sa come? Questi suggerimenti e le seguenti domande la aiuteranno:

  • Quanto tempo voglio investire? Pensa ad un’azione unica, a un progetto temporaneo ricorrente o a un lavoro pluriennale in un comitato di un’associazione?
  • Se un’organizzazione la convince e corrisponde ai suoi valori: contatti i responsabili e chieda come potrebbe contribuire al meglio.
  • Concordi di fare una prova e si impegni solo se riesce a dire facilmente di «sì» all’impegno. Il volontariato deve essere un piacere e non un fardello.

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